fbpx

 NICE TITOLORisorsa 26THINGS    TUTTIRisorsa 35

CARPACCIO... E LA BORRAGINE

ULTIMA

TONALITA' DELLA CARNE CRUDA

Vittore Carpaccio, Disputa di Santo Stefano fra i Dottori nel Sinedrio, 1514, olio su tela, Pinacoteca di Brera, Milano

CARPACCIO… E LA BORRAGINE

In un blog dedicato alla cucina tutti pensano al carpaccio come a un piatto a base di fettine di carne o pesce crudi o semi crudi condite con olio e scaglie di formaggio grana.

La ricetta originale e il nome si devono a Giuseppe Cipriani, proprietario dell’Harry’s Bar di Venezia. Nel 1950 inventò una pietanza composta di fettine sottilissime di controfiletto di manzo crudo decorate con una salsa a base di maionese e salsa Worcestershire. Cipriani intitolò questo piatto a Vittore Carpaccio (1465-1525), il pittore veneziano di inizio Cinquecento i cui dipinti giocavano su tonalità che gli ricordavano quelle della carne cruda.

E la borragine? La troviamo dipinta con precisione naturalistica nella Disputa di Santo Stefano fra i Dottori nel Sinedrio, oggi custodita presso la Pinacoteca di Brera di Milano. Faceva parte di una serie di cinque grandi tele (chiamati teleri) che ornavano la sede veneziana della Scuola di Santo Stefano.

In primo piano sulla destra alcuni membri della confraternita - tra cui c’erano forse anche dei lavoratori della lana - sono descritti con grande realismo, quasi fossero dei ritratti. Alle loro spalle, un’ambientazione fantastica e orientaleggiante, con edifici di invenzione, molto amati da Carpaccio. Ai loro piedi occhieggiano alcune piante, dal significato simbolico, dipinte con la precisione di un botanico. Tra queste è riconoscibile la borragine. La scelta particolare è probabilmente dovuta alla credenza che il nome della pianta derivasse dal latino borra, un tessuto di lana ruvida, per la peluria che ricopre le foglie. Un probabile riferimento, dunque, ai lavoratori della lana ritratti proprio sopra.

 

lucina brembati